Santa Sibillina Biscossi

Se aprite un'agenda e scorrete le pagine fino a raggiungere il 18 marzo, con tutta probabilità vi troverete citato Santo Cirillo di Gerusalemme. In quello stesso giorno però i Domenicani festeggiano Santa Sibillina, quella che possiamo considerare la cittadina più famosa di ViIla Biscossi. La santa lomellina raggiunse a santità, riconosciutole soltanto sul finire del diciannovesimo secolo, dopo una vita che si può definire in tutti i modi ma non certo fortunata.
Nata nel 1287 perse ancora in tenera età, entrambi i genitori, Umberto Biscossi e Onore de' Vezzi. Di lei ebbero compassione i vicini che si presero cura di lei. Non si conosce la causa della sua cecità, si sa solo che a 12 anni perse la vista.
Non potendo più lavorare ebbe la fortuna di imbattersi nelle suore del terz'Ordine di San Domenico che si impietosirono e la presero con loro. Ben presto Sibillina si rese conto che quello era il mondo a cui era stata destinata e così decise di prendere i voti. Non faceva pesare la sua condizione e nonostante la cecità svolgeva i suoi compiti con dedizione e volontà, una convinzione soprattutto si era fatta spazio nei suoi pensieri: per permetterle di portare avanti la sua missione con maggiore profitto, era certa che San Domenico le avrebbe reso la vista. Attese il giorno della festa del santo ma il miracolo non avvenne.
Un po' lo sconforto, un po' la stanchezza, fatto sta che Sibillina svenne davanti alla statua del santo: vide San Domenico andarle incontro tendendole la mano e trascinandola attraverso migliaia di orrori che lei percepiva senza vederli: "Nell'eternità, cara figlia" - disse alla fine il santo - "dovrai sopportare l'oscurità, per godere in seguito della luce eterna"
L'esperienza cambiò profondamente Sibillina che di lì a qualche giorno decise di affrontare la clausura. Aveva appena quindici anni, quando nel 1302 venne segregata in una piccola cella accanto alla chiesa domenicana. L'unica compagna che doveva condividere quell'esperienza con lei..morì molto presto e quindi Sibillina rimase sola.
I primi sette anni di clausura, confessò in seguito, furono sicuramente i più duri: aveva un solo vestito per tutte le stagioni dell'anno, dormiva su una tavola di legno e mangiava poco, l'unico legame che le rimaneva con il mondo esterno era una piccola finestra sotto cui spesso si recavano i cittadini di Pavia che chiedevano il suo aiuto e si racconta che Sibillina compì molti miracoli nei 67 anni che trascorse in clausura. Le poche cronache giunteci ce ne hanno consegnati due.
Una donna andò da lei chiedendo il suo aiuto per superare le paure che le impedivano di dormire. Quella notte stessa Sibillina pregò per lei e la vide, rannicchiata in un angolo della sua stanza, con un cappello di pelliccia ben stretto in testa. Non trattenne le risa e continuò a ridere fino al giorno dopo quando raccontò quanto era accaduto alla donna, che, dopo un primo momento di sorpresa, rise insieme a lei e superò tutte le sue paure. Si in effetti non fu un grande miracolo. Decisamente più interessante il secondo.
Un giorno un prete stava passando sotto la sua finestra per recarsi da un infermo: Sibillina gli disse che l'ostia che portava con sè non era stata consacrata. Il prete tornò in chiesa e si accorse di aver preso l'ostia dal contenitore sbagliato. Non è una resurrezione ma dimostra, senza ombra di dubbio, la santità di Sibillina.
Come detto, visse da reclusa per 67 anni e il suo corpo fu sepolto nella chiesa di Santa Maria Nuova. I resti furono successivamente trasportati nella Cattedrale di Pavia dove vennero sistemati sotto l'altare di Santa Lucia. Il suo culto venne approvato nel 1853 e l'anno seguente Sibillina fu beatificata.